Sala 1

LA PREISTORIA

I Poderi Bellaria e Livello: la frequentazione dell’area bazzanese in epoca preistorica è testimoniata da un nucleo di reperti litici provenienti da raccolte compiute nella seconda metà dell’800 dalla “Società per scavi archeologici a scopo scientifico”, di cui faceva parte anche Arsenio Crespellani, nei poderi Bellaria e Livello Masini. L’insieme dei materiali documenta una presenza sporadica dell’uomo in queste zone sino dal Paleolitico, più stabile a partire dal Neolitico e durante la prima età dei metalli.

Attualmente l’industria litica proveniente da questi due siti è esposta in parte al Museo Civico di Bazzano, in parte al Museo Civico di Modena e al Museo Civico Archeologico di Bologna.

 

In vetrina

Elemento di falcetto: È una lama in selce grigia, ritoccata su entrambi i lati. La presenza di tracce di usura sul lato destro lascia aperta l’ipotesi di un utilizzo finalizzato alla raccolta dei cereali. Il reperto era parte di un oggetto dotato di immanicatura in legno, probabilmente a forma ricurva, sulla quale venivano inserite più lame in selce e fissate attraverso l’utilizzo di una colla a base di resina. Il materiale ligneo non si è conservato nel tempo, ma il tipo di lavorazione della lama colloca cronologicamente l’utensile nel Neolitico Inferiore.

L'Età del bronzo

L’abitato dell’Età del Bronzo di Bazzano: L’abitato dell’Età del Bronzo di Bazzano, che sorgeva sull’altura dove oggi si trovano la Chiesa di Santo Stefano e la Rocca dei Bentivoglio, era già noto ad Arsenio Crespellani che nel 1874 rinvenne consistenti resti di un “cumulo formato da una mescolanza di cenere, carboni, ossa di animali e cocci di stoviglie”. Tra il 1950 e il 1951, in occasione del rifacimento della canonica, furono effettuati scavi più sistematici, seppur brevi e poco estesi, durante i quali furono individuate tracce di un abitato composto da capanne realizzate con materiale deperibile. I reperti rinvenuti permettono di collocare questo abitato nella fase centrale dell’Età del Bronzo Medio (1550-1325 a.C.), con una persistenza fino alla fase del Bronzo Medio Recente (1325 – 1175 a. C.).

In Museo è esposta una selezione dei reperti del villaggio che rappresentano le attività quotidiane della comunità che lo abitava (agricoltura, allevamento, caccia, attività tessile e produzione ceramica) e un modellino didattico che propone un’ ipotesi ricostruttiva.

In vetrina

Zappetta in palco di cervo. Da una porzione di palco caduco di cervo, che conserva anche l’attacco della rosetta al cranio, è stata ricavata una zappa. Presenta tracce di taglio, in modo da rendere “appuntita” l’estremità che doveva colpire il terreno, ed un foro quadrangolare per l’inserzione di un manico in legno. Il palco di cervo era un materiale abbondante che veniva usato molto durante la pre-protostoria per realizzare utensili per la lavorazione di altri materiali (spatole per “lisciare” l’argilla o ritoccatoi per la produzione litica), monili, manici e attrezzi agricoli.

L'Età del ferro

La necropoli di Fornaci Minelli

La prima Età del Ferro a Bazzano è testimoniata dal ritrovamento di una vasta necropoli, di circa 40 tombe, che si estendeva sulla sponda destra del Samoggia (località Fornaci Minelli) e che fu indagata a più riprese durante la seconda metà dell’800 da Arsenio Crespellani. Durante gli scavi, una parte dei reperti rinvenuti furono donati al Museo di Bazzano mentre un nucleo più consistente fu consegnato al Museo Civico di Modena. Questo smembramento dei corredi rende complicata l’analisi delle singole sepolture ma i reperti, nel loro insieme, offrono un’interessante panoramica sugli ornamenti, sul vasellame, sulle attività quotidiane e sul livello di agiatezza della comunità.

Le tombe consistevano in fosse prive di rivestimento e di segnacolo, all’interno delle quali era collocato il cinerario, quasi sempre di forma biconica, disadorno e conservante una sola ansa integra, ricoperto da una scodella, anch’essa dotata di un’unica ansa. Facevano parte del corredo fittile, un rocchetto, due fusaiole e diversi contenitori di varia tipologia utilizzati per offerte di cibo. Tra gli oggetti in bronzo spiccano fibule di varie fogge, alcune con arco rivestito con perle di pasta vitrea, spilloni, armille e un rasoio lunato.

In vetrina

Ansa a forma di cavallino. Questo particolare oggetto non è altro che il “manico” di un caratteristico recipiente noto come “vaso gemino”, formato da due piccoli contenitori, collegati da un’ansa configurata a cavallino. Si tratta di un elemento attestato nella seconda metà dell’ VIII sec. a.C. in tombe di alto livello di altre necropoli bolognesi, modenesi e tirreniche. Tali contenitori suggeriscono, seppur in maniera indiretta, il possesso del cavallo da parte del defunto e, di conseguenza, un suo elevato rango all’interno della comunità.