Promotori del Festival sono la Fondazione Rocca dei Bentivoglio di Valsamoggia, Comuni appartenenti a due diverse province, Modena e Bologna, ovvero Valsamoggia (capofila), Castelfranco Emilia, e l’Unione Terre dei Castelli (Vignola, Savignano sul Panaro, Castelvetro, Castelnuovo Rangone, Marano, Zocca, Guiglia); al loro fianco 18 associazioni e 5 Istituti comprensivi, impegnati nell’affermazione della cultura della legalità. Il Festival ha un richiamo esplicito a Peppino Impastato, vittima di mafia trovato morto a Cinisi il 9 maggio del 1978, che attraverso Radio Aut intendeva rivendicare il suo ruolo di cittadino libero e denunciare fatti di mafia. Aut/aut ha sempre cambiato tema, durante i suoi 5 anni di vita, ed intende comunicare nell’arco di pochi giorni il lavoro che enti, istituzioni ed associazioni promotori del festival svolgono durante il corso dell’intero anno. Quest’anno si occupa degli intrecci tra cibo e legalità e lo fa utilizzando diversi linguaggi e diversi strumenti: convegni, corsi, attività laboratoriali, performances teatrali, per arrivare a servire, in ultimo, pranzi “legali”.

Per l’edizione 2016 le chiavi di lettura principali sono due: cibo e giovani.

Riflettere sul cibo è riflettere su qualcosa che fa parte della vita di tutti i giorni e su cui molto spesso viene posta poca attenzione. Vengono pertanto chiamati a raccolta alcuni tra gli esponenti di spicco di enti, associazioni e attività che lavorano nel mondo dell’alimentazione, che possono parlare di filiera, di agromafie, di atteggiamenti virtuosi o di denunce. Si incontrerà la cittadinanza in due occasioni (Spilamberto e Valsamoggia) per parlare di tali tematiche attraverso lo strumento del convegno. Una volta invece, in contemporanea, in tre luoghi distinti del Festival, l’8 maggio si terranno 3 pranzi popolari a base dei prodotti coltivati nei luoghi confiscati alla mafia.

Ma sono i giovani i veri protagonisti del Festival edizione 2016: in 3 Comuni si terranno 3 laboratori di cucina, momenti informali in cui il 5 e il 6 maggio 80 giovani under 30 avranno l’opportunità di incontrare esponenti di cooperative che lavorano territori confiscati alla mafia (Funky Tomato, Goel, Libera Terra), cucinando con loro e preparando le pietanze che saranno poi servite alla cittadinanza nel pranzo dell’8 maggio. In cui i ragazzi stessi che hanno svolto il laboratorio faranno da mangiare per la cittadinanza.

Ancora, i giovani sono i protagonisti del corso di teatro che avrà la sua conclusione l’8 maggio con la rappresentazione finale del Festival (il corso tenuto a Vignola per i ragazzi delle scuole secondarie di secondo grado); protagonisti anche di un documentario del Centro per l’integrazione che da ottobre ha tenuto corsi nelle scuole secondarie di primo grado sulla legalità (Valsamoggia).

E giovane è l’artista under 30, Pietro Pinto, che realizzerà un cortometraggio sul tema cibo e legalità, girando spezzoni del docufilm proprio durante il festival, ed il cui risultato verrà proiettato in anteprima il 23 giugno al cinema estivo di Bazzano (Valsamoggia).

Il Festival è poi anche occasione per fare riflessione sul tema, in generale, degli intrecci tra la vita ed atteggiamenti legali piuttosto che mafiosi: la capacità di capire e di distinguere, anche a costo di rinunciare a legami ed affetti, è uno degli elementi che intende mettere in luce il Festival, che non a caso si aprirà con la proiezione del film “Lea”, sulla vita di Lea Garofalo, ospitando il regista Marco Tullio Giordana (4 maggio, Savignano sul Panaro).

Da non dimenticare poi che il Festival ha mantenuto un legame speciale con lo sport ed in particolare con il Torneo di Pallamano “Peppino Impastato”, che quest’anno arriva alla nona edizione e si svolgerà tra gli eventi collaterali al festival durante la settimana successiva (15 maggio, Valsamoggia), proprio nel Palazzetto di Bazzano, dedicato Peppino.

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