ARCIPELAGO 2022 – SESTA EDIZIONE | INTERVISTA A MARINA COMERIO
Arcipelago – Nessuno è veramente un’isola è il concorso artistico riservato agli artisti dilettanti che per volere e col sostegno della famiglia Biagi, da 6 anni si tiene a Valsamoggia, in ricordo di Gustavo Biagi che del dilettantismo aveva fatto una straordinaria e libera filosofia.
Il contest ha lo scopo di valorizzare e dare spazio ad artisti emergenti e dilettanti, consentendo di esporre le proprie opere all’interno di una mostra.
La mostra con le opere dei cinque vincitori di questa sesta edizione è visitabile dal 10 settembre al 9 ottobre alla Rocca dei Bentivoglio.
Per conoscere meglio l’arcipelago artistico creato dai vincitori e dalle vincitrici di quest’anno, siamo andati ad esplorare i mondi che compongono questo insieme di isole umane.
Oggi conosciamo Marina Comerio, nata a Milano nel 1977. Ha studiato disegno e pittura per dare un senso a tutto ciò che avevo dentro. Nell’arte si concede di seguire i suoi bisogni come farebbe un bambino o un essere primitivo nella speranza di lasciare una traccia del suo passaggio su questa terra.
“La parola dilettante viene da diligere, dilettare, delizia. Il dilettante è colui che fa le cose per diletto, perché gli piace, non c’è un altro motivo per cui le fa. Non le fa perché vuole primeggiare o perché vuole gareggiare, perché vuole spaccare i limiti e battere i record. Concedersi nella vita uno spazio da dilettanti, capendo che è uno spazio per il piacere, è qualcosa di fondamentale all’interno di una società che ti obbliga perennemente a gareggiare”. Questo è un piccolo intervento di Andrea Colamedici (Tlon) sulla parola dilettante. Come vivi il concetto di dilettante e cosa significa per te?
Trovo la definizione data da Andrea Colamedici molto interessante rendendo più ampio e
completo il significato della parola “dilettante”.
In effetti, si tende ad utilizzare questo termine principalmente con un’accezione negativa, dispregiativa. Il dilettante, nel linguaggio comune, è colui che si appresta a fare qualunque cosa senza averne la competenza, in maniera approssimativa, spesso con risultati poco soddisfacenti. Soffermandosi invece, giustamente sull’etimologia del termine, si scopre questa visione lodevole, quasi di privilegio. In questa accezione mi sento quindi in perfetta sintonia se penso al modo in cui mi approccio all’ideazione e alla realizzazione dei miei progetti. Partendo dal piacere stesso nel soddisfare un bisogno estetico, il risultato non può che giovarne.
Come ci insegna Arcipelago, nessuno è veramente un’isola. Cosa significa per te questo concetto?
Pur apprezzando e ricercando talvolta il silenzio, la tranquillità, l’isolamento fisico, non solo mentale, per poter lavorare, creare, anche solo per poter ascoltare a fondo i miei pensieri, le mie reali necessità, mi rendo conto di quanto i legami con il mondo che mi circonda siano imprescindibili. Non solo ma addirittura necessari a volte. Lo scambio di opinioni, la contaminazione indiretta anche solo nell’osservare il lavoro altrui, mi arricchisce e mi stimola sia a livello personale che a livello professionale.
Raccontaci una delle opere che troveremo esposte in mostra..
Per la realizzazione dell’opera “Blooming flower” sono partita da una rete metallica ed un vecchio libro. Dopo aver strappato le pagine, ho formato dei coni di carta e li ho incastrati all’interno dei fori della rete partendo dal centro e proseguendo man mano verso i bordi. Ho fissato il lavoro ottenuto con dei punti metallici ad un pannello in legno trattato a gesso e dipinto poi di bianco.
Facendo aderire la rete soprattutto sui bordi, ha fatto sì che il lavoro si “aprisse” a raggiera ottenendo così una semi sfera. Questo movimento mi ha dato fin da subito l’idea del fiore nell’atto di sbocciare come si vede a volte in alcuni video in time-lapse.
L’opera nasce in risposta ad una personale ricerca estetica, di equilibrio tra le forme e i materiali usati dove la carta non è semplice riciclo di materia prima ma valorizzazione della stessa vista da una prospettiva nuova.