Fondata nel 1926 dalla famiglia Cavalieri Ducati con il nome di Società scientifica radio brevetti Ducati, dalla prima sede, ubicata a Bologna in uno scantinato di via Collegio di Spagna, la ditta si trasferì, poco dopo, nella villa di famiglia nell’immediata periferia della città. Nel 1935 venne intrapresa la costruzione del nuovo stabilimento di Borgo Panigale, ancor’oggi sede principale del complesso produttivo. Inizialmente specializzata nella ricerca e produzione di tecnologie per le comunicazioni radio, l’azienda spaziò in seguito in svariati settori.

Negli anni Trenta la Ducati, che nel frattempo aveva allargato la propria attività alla produzione di meccaniche di precisione, conobbe un grande successo, divenendo la più importante realtà industriale bolognese e meritando il primo premio per l’organizzazione scientifica del lavoro e la medaglia d’oro del premio Rusconi per la migliore azienda bolognese. Tra gli articoli di maggiore successo prodotti in questo periodo vanno annoverati l’antenna radio Radiostilo, un impianto di comunicazione a viva voce ad alta fedeltà di riproduzione chiamato Dufono e Raselet, il primo rasoio elettrico italiano.

All’inizio della seconda guerra mondiale l’azienda decise il decentramento produttivo e allo stabilimento di Borgo Panigale ne affiancò uno a Bazzano, al quale, agli inizi del 1943, aggiunse quello di Crespellano; entrambe le fabbriche vennero impiantate nei pressi della ferrovia Vignola-Casalecchio, che si sperava di riuscire a collegare con Borgo Panigale, essendo di grande utilità per l’azienda.

L’attivazione dello stabilimento di Crespellano e il conseguente trasferimento in esso di macchinari provenienti da Borgo Panigale furono dettati soprattutto dalla necessità di proteggere gli impianti industriali dai pesanti bombardamenti aerei alleati, che insistevano su Bologna e sulle zone limitrofe.

La Ducati – che produceva biciclette, motorini, frigoriferi, apparecchi radio, lenti per occhiali, macchine fotografiche, rasoi elettrici, proiettori cinematografici, strumenti da laboratorio, dinamo per biciclette, calcolatrici manuali – durante la guerra fu obbligata, come tante altre aziende italiane, a convertire la sofisticata produzione da uso civile a uso militare, avviando così la costruzione di una serie di prodotti per l’esercito, quali stazioni radio da campo, radio sonde, altoparlanti, antenne, apparecchi radio, binocoli marini. In particolare nello stabilimento di Crespellano venivano realizzate pompe per i “bombardieri a tuffo” tedeschi (stukas) adatti a colpire con estrema precisione bersagli di piccole dimensioni sia terrestri che marittimi.

Bacini occupazionali rilevanti per la manodopera locale, entrambi gli stabilimenti sussidiari di Bazzano e Crespellano furono teatro di scioperi finalizzati a ottenere aumenti salariali o a danneggiare la produzione bellica tedesca. A tali scopi si aggiunsero in seguito anche motivazioni di carattere politico, circostanza che determinò il collegamento di queste proteste operaie, estese poi anche all’ambito bracciantile, con l’avvio della lotta partigiana.

Quando, dall’autunno 1944 alla fine della guerra, i bombardamenti su Bologna diminuirono d’intensità, le incursioni aeree iniziarono a interessare i territori posti lungo la strada Bazzanese e la via Emilia. Fu proprio durante questi attacchi che, tra il 9 e il 10 settembre del 1944, lo stabilimento di Crespellano venne gravemente danneggiato, per essere poi totalmente distrutto dalle bombe sganciate tra il 14 e il 15 febbraio 1945. Nel frattempo, dopo la proclamazione dell’armistizio dell’8 settembre 1943, lo stabilimento principale di Borgo Panigale era stato occupato da militari tedeschi. Il coraggio dei dirigenti aziendali, che con estremo rischio avevano nascosto macchinari e linee produttive in magazzini e scantinati segreti, rendendoli stabilimenti di produzione clandestina, impedì il depauperamento del patrimonio della fabbrica, che fu bombardata e quasi rasa al suolo da un’incursione aerea alleata il 12 aprile 1944.

A guerra conclusa l’attività della Ducati era quasi del tutto compromessa e fu necessario tentare nuovi sbocchi produttivi. Già nel 1946 a Borgo Panigale l’azienda avviò la produzione motociclistica, pur continuando nel contempo a realizzare condensatori, microcamere, macchine fotografiche, proiettori, nonché a produrre impianti radio, lenti oftalmiche, dinamo e calibri negli stabilimenti aperti anni prima nel nord Italia e in quello ancora attivo di Bazzano.

La lungimiranza degli amministratori della Ducati, che già durante la guerra si erano preoccupati di prevedere quali sarebbero state le esigenze degli italiani una volta tornata la pace, li portò ad avere, tra le altre, la felice intuizione di dotare il diffuso ed economico mezzo di trasporto allora in uso – la bicicletta – di un telaio integrato da un motore semplice e a basso costo, del quale nel dopoguerra si avviò una copiosa produzione.

Intanto nello stabilimento di Bazzano, situato poco fuori dal paese lungo la strada per Vignola, la produzione era continuata pur con difficoltà, nonostante i danni subiti dai bombardamenti del settembre-ottobre 1944 e malgrado le sottrazioni indebite di numerosi materiali effettuate dalla popolazione locale e dai soldati tedeschi attraverso i varchi lasciati dagli ordigni bellici. Finita la guerra, a Bazzano si produceva soprattutto il Dulux, una dinamo per biciclette.

Il 30 aprile 1948 la fabbrica bazzanese, che tra le sue maestranze aveva annoverato anche la cantante Nilla Pizzi, venne però chiusa definitivamente per motivi di riordino aziendale. Ovviamente questa circostanza, come era già accaduto a Crespellano, aggravò notevolmente la già diffusa disoccupazione locale. La mutata situazione politica, economica e sociale del dopoguerra determinò una profonda crisi della grande industria. Anche la Ducati risentì di questi cambiamenti.

Dismessi gli stabilimenti di Bazzano e Crespellano, venne chiesta al Tribunale di Milano l’amministrazione controllata dell’azienda, che fu quindi messa in liquidazione nel 1948 e commissariata. La società passò così sotto il controllo del Fondo per il finanziamento dell’industria meccanica, che le impose un amministratore unico di sua nomina, lasciando ai fratelli Ducati, che a breve avrebbero cercato nuove strade, cariche poco più che onorifiche. L’ingresso della Ducati tra le aziende a partecipazione statale ne accentuò la specializzazione dei settori produttivi.

La prima vera e propria motocicletta prodotta in Ducati nacque alla fine degli anni Quaranta. Negli ultimi mesi del 1953 fu presa la decisione di scindere la produzione della Ducati in due settori ben distinti, quello meccanico e quello elettrotecnico, mentre nel frattempo il reparto ottico aveva smesso di esistere. Dalla iniziale Società scientifica radio brevetti Ducati spa si giunse così alla costituzione di due distinte società per azioni: Ducati Elettrotecnica spa e Ducati Meccanica spa, che ebbero da allora due storie separate. Tra avvicendamenti dirigenziali, cambi di proprietà, mutamenti di denominazione, successi commerciali, introduzione di ulteriori innovazioni, questa secolare azienda continua ancora oggi a far parlare di sé e, dopo circa un’ottantina di anni, torna a insediare un proprio stabilimento nel nostro territorio.

Aurelia Casagrande – Archivi storici comunali di Valsamoggia

 

Fonti documentarie e bibliografiche:

– ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI BAZZANO, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1940-1948. Ibidem, Carteggio amministrativo, cat. XI, cl. 2, 1940-1948.
– B. CAVALIERI DUCATI, Storia della Ducati, Bologna 1991.
– G. DALLE DONNE, V. SARDONE, La democrazia ricostruita. Crespellano dalle giunte socialiste al primo decennio repubblicano (1914-1956), Bologna 2009.
– L. ANGELINI e V. D’AMATO (a cura di), Il caso Ducati, LIUC – Università Cattaneo, s.d.