Il fascino del veleno – distillati letali e letteratura
Le pagine scritte – di fiabe, opere teatrali o racconti – abbondano di pozioni letali: scopriamo di più di queste enigmatiche armi e dei loro utilizzatori
Se qualcuno affermasse che i veleni sono protagonisti sui generis della letteratura, non si potrebbe dargli torto. A ben riflettere, la stessa letteratura per l’infanzia è ricca di storie in cui il ricorso a sostanze venefiche è determinante ai fini del dipanarsi della trama, basti pensare alla mela avvelenata di Biancaneve.
Amore e morte – eros e thanatos – tema universale, che da tempi arcaici travalica confini di spazio e genere, spesso si lega a doppio filo con l’impiego di preparati dall’effetto letale, reale o apparente. In Romeo e Giulietta di Shakespeare, il giovane Montecchi, preda della disperazione alla notizia del funerale di Giulietta, ingerisce arsenico, ignorando che quella dell’amata era una morte apparente, a sua volta provocata dall’uso di un veleno: con tutta probabilità, il giusquiamo. Gocce di giusquiamo, instillate nell’orecchio a tradimento, conducono alla morte il re di Danimarca, padre di Amleto, nell’omonima tragedia sempre di Shakespeare; d’altronde, come scrisse Paracelso: “È la dose che fa il veleno“.
Davvero innumerevoli sono gli esempi e, contrariamente a quanto si potrebbe essere portati a credere, non diminuiscono in epoca moderna e contemporanea. A fine Ottocento nasce un personaggio letterario che sin dal suo debutto, nel primo dei romanzi di cui è protagonista, dimostra estrema dimestichezza con veleni e tossine: Sherlock Holmes. L’investigatore privato più celebre di tutti i tempi, nato dalla penna di Arthur Conan Doyle, viene presentato già nella prima avventura – Uno studio in rosso, del 1887 – come un esperto di chimica, profondo conoscitore di veleni. In altri romanzi, capiterà di ritrovarlo dedito personalmente ad esperimenti condotti nel laboratorio allestito nel suo studio in Baker Street.
Avendo parlato di Sherlock Holmes, icona e paradigma del giallo deduttivo, viene spontaneo ricordare Agatha Christie, la signora del giallo per eccellenza, la cui vasta produzione rimane la più tradotta e letta in tutto il mondo. “Il veleno ha un certo fascino, non ha la crudezza del revolver né quella del coltello” si legge in Miss Marple: giochi di prestigio. La predilezione della scrittrice per questa “arma del delitto” è confermata anche dai numeri: nei suoi romanzi si contano addirittura più di trenta omicidi per avvelenamento. Certo le sue conoscenze reali in materia, acquisite durante il periodo di volontariato presso un ospedale in soccorso ai feriti della Grande Guerra, potrebbero aver influito sulle scelte operate nella fiction.
E ancora, avvicinandosi a tempi più recenti: Il nome della rosa di Umberto Eco, pubblicato nel 1980. Il romanzo è costruito attorno alle misteriose morti di monaci in un convento medievale e all’indagine conseguente che giungerà a ricondurle tutte all’inchiostro avvelenato di un manoscritto. Una delle saghe letterarie più fortunate degli ultimi decenni, quella di Harry Potter, creata da J. K. Rowling, non poteva farsi mancare ricette, pozioni e preparati letali. La scrittrice francese Fred Vargas nel 2017 ha pubblicato un poliziesco intitolato Quand sort la recluse – Il morso della reclusa in cui il commissario Adamsberg si ritrova ad indagare su alcune morti causate dal veleno di Loxosceles reclusa, ovvero ragno violino.
Del tema preso in esame, che meriterebbe sicuramente un approfondimento di più ampio respiro rispetto a questo breve contributo, rappresenta una vera e propria celebrazione il racconto La figlia di Rappaccini di Nathaniel Hawthorne. Lo scrittore statunitense, ritenuto uno dei maestri dell’Ottocento accanto ad Herman Melville, al di fuori del mondo anglosassone è noto principalmente per il romanzo La lettera scarlatta, considerato il suo capolavoro. In realtà, nella sua produzione si contano altri otto romanzi e quasi un centinaio di racconti, fra cui, appunto, quello citato. Pubblicato per la prima volta su una rivista nel 1844, La figlia di Rappaccini confluì poi nella raccolta Muschi da una vecchia canonica, edita due anni dopo. Moltissimo ci sarebbe da dire per le tematiche affrontate, per i generi anticipati e le riflessioni etiche che offre, tuttavia qui ci limiteremo a stare sull’argomento.
Se negli esempi elencati sinora i veleni comparivano quali elementi della storia, qui si può dire ne costituiscano l’essenza stessa. Leggendo il racconto, da subito si percepisce fra le righe una sensazione di sinistro presagio, una presenza invisibile che impregna ogni cosa. La storia d’amore al centro della vicenda viene rivoluzionata rispetto ai canoni abituali, le attese disilluse, inserendo nella realtà consueta un’idea fuori dall’ordinario che con gradualità, attraverso dettagli solo in apparenza casuali, conduce alla cupa conclusione. Anche in questo caso ritroviamo il binomio amore e morte, ma qui il veleno si fa strumento di unione degli amanti e il tentativo di affrancarsi dal destino da esso segnato porta all’epilogo tragico. Beatrice, la giovane figlia del dottor Rappaccini, cresciuta nel e col giardino di piante velenose oggetto di studio del medico, diviene a sua volta esperimento del padre, veneficio vivente, pur in parte inconsapevole, e ignara avvelenatrice di Giovanni di cui è innamorata. Non sveliamo oltre della trama per invitare alla lettura del racconto, che finirebbe per essere svilito da un semplice riassunto. Se il veleno ha un certo fascino, qui sicuramente lo esprime al massimo.
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Ecco dove potete trovare i libri citati:
- Romeo e Giulietta, William Shakespeare – Biblioteca di Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Mediateca di Bazzano
- Amleto, William Shakespeare – Biblioteca di Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Mediateca di Bazzano
- Uno studio in rosso, Arthur Conan Doyle – Biblioteca di Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno
- Miss Marple: giochi di prestigio, Agatha Christie – Biblioteca di Crespellano
- Il nome della rosa, Umberto Eco – presente in tutte le biblioteche di Valsamoggia
- Il morso della reclusa, Fred Vargas – Biblioteca di Crespellano, Monteveglio e Savigno
- La figlia di Rappaccini, Nathaniel Hawthorne – Biblioteca di Crespellano (all’interno della raccolta Racconti narrati due volte)
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