
Intervista a…Martina Pizziconi
Concluso anche per il 2018 il ciclo di “Nati per Leggere” nelle cinque biblioteche di Valsamoggia, cerchiamo di conoscere un po’ meglio chi ha intrattenuto i bambini con storie sempre nuove e un po’ magiche: Martina Pizziconi, anima (e “core”) di Ambaradan Teatro Ragazzi Bologna.
Martina, da quanto tempo fai questo lavoro?
Sono esattamente vent’anni che realizzo spettacoli per bambini, le prime esperienze professionali risalgono infatti al lontano 1998!
Il contatto coi bambini aiuta a mantenere l’entusiasmo malgrado il passare del tempo?
Indubbiamente i bambini regalano energia vitale con grande spontaneità ma altrettanta ne chiedono indietro. Perciò credo sia più corretto dire che, solo chi riesce a mantenere alto il proprio entusiasmo, malgrado il passare del tempo, conquista il privilegio di poter continuare a lavorare per loro e con loro. Ritengo i bambini il pubblico più esigente in assoluto. Non è consentito mentire, la loro parte ‘istintiva’ non si è fatta ancora sopraffare dalla razionalità, pertanto la capacità di un bambino di captare l’entusiasmo è elevatissima, come pure quella di immedesimarsi ed entrare nel gioco del teatro ma non c’è buona educazione che tenga, dinnanzi alla noia di un bambino! La finzione del teatro li coinvolge, tanta più verità investe chi il teatro per loro lo fa.
Quanto, e se, sono cambiati i bambini rispetto ai tuoi inizi?
I bambini sono cambiati molto, gli innumerevoli stimoli a cui sono sottoposti fin da tenera età, li hanno resi in parte più attenti ed esigenti, in parte meno attivi. Frequentano corsi, laboratori, praticano sport e indubbiamente potenziano un certo tipo di apprendimento, che li rende abili e giustamente adeguati al loro tempo. Attraverso la realtà virtuale, che consumano già dai primi anni di vita, conoscono tante più cose di quelle di un loro coetaneo 20 anni fa, molte delle quali, però, non sperimentate in prima persona. Certamente hanno una capacità di concentrazione passiva molto più elevata. Proprio le letture che ho ideato per questo ciclo di “Nati per Leggere” ne sono un esempio. La durata di un’attività di questo genere, si potrebbe presumere intorno ai 30 min. al massimo, data l’età degli utenti; invece i bambini riescono a rimanere attenti ed interessati per oltre 50 minuti. Tuttavia, essendo da sempre i miei spettacoli interattivi, se prima il problema che mi ponevo era come contenerne l’entusiasmo e riportarli al momento dell’ascolto dopo un’apertura all’interazione, adesso spesso mi trovo ad immaginare come sbloccare la loro fantasia, come stimolarli alla partecipazione attiva. Insomma, per la mia esperienza, sono più capaci di apprendere, acquisire informazioni ma meno di elaborare autonomamente e creare senza riprodurre, una facoltà quest’ultima che, per svilupparsi, avrebbe bisogno di tempo libero, spazi di vita vuoti, cioé non programmati ed organizzati dagli adulti. È ormai inflazionato il concetto che dalla noia nasca la creatività ma del resto ritengo sia profondamente vero.
Sei abituata ad interpretare tanti personaggi, ma ce n’è uno a cui sei più affezionata?
Io adoro le streghe e i lupi di qualsiasi storia, amo i cattivi, mi diverto moltissimo ad interpretarli e ritengo siano le figure più interessanti e capaci di apportare significati, a più livelli, alle storie. Credo che siano i personaggi più idonei a facilitare l’alfabetizzazione emotiva dei bambini, che necessitano di sperimentare le emozioni, tutte, anche la paura, la tristezza, la rabbia, spesso censurate e allora quale migliore strumento del teatro per poterle sperimentare e imparare a riconoscerle?
Hai mai pensato di dedicarti anche alla scrittura per bambini?
Lo penso da sempre, da prima di iniziare a fare teatro, non per niente, a parte le letture animate, che ovviamente attingono ai libri, sono autrice di tutti i miei spettacoli teatrali. Non so se avrei avuto successo come scrittrice per bambini ma la ragione per cui finora, non ho nemmeno tentato, è il tempo. Vivere del mio lavoro, cioé di teatro, vuol dire dedicargli la vita, tutte le proprie energie, perchè non è un settore facile, bisogna creare continuamente, reinventarsi, adattarsi, promuoversi…
Molto spesso, al termine degli spettacoli, i bambini si avvicinano incuriositi, fanno domande, dicono la loro, c’è una domanda/frase che ti è rimasta particolarmente impressa?
Di buffi commenti ne ho sentiti molti ma la cosa che continua, negli anni, a sorprendermi, sempre positivamente, è l’istintiva volontà dei bambini di aiutare, consolare, proteggere qualunque personaggio si trovi in difficoltà, perciò la frase che porto sempre con me, è un semplice e banale: “Ci siamo noi…” Dà speranza!
Si avvicina Pasqua, se nell’uovo la sorpresa fosse una storia, tu quale sceglieresti di mettere?
Io amo i classici, sono cresciuta leggendo e rileggendo Il Brutto Anatroccolo, Pollicino, Pinocchio… ma ci sono molte bellissime proposte anche più recenti, ne cito due che mi piacciono molto: La grande fabbrica delle parole di Agnès de Lestrade e Valeria Docampo (ed. Terre di Mezzo), oppure La sedia blu di Claude Boujon (ed. Babalibri).
Vorrei, al termine di questa intervista, ringraziare di cuore, tutte le persone che lo hanno reso possibile, ma soprattutto i bibliotecari dei 5 municipi che sono stati coinvolti nel progetto. L’accoglienza che mi hanno, ogni volta, riservato, ha reso questi sabati mattina, oltre che un’appagante esperienza professionale, un percorso ricco di grande calore umano, che certamente è arrivato anche ai più piccoli. Un ringraziamento speciale a Carlotta di Crespellano, che mi ha coinvolta in questa avventura, che ho amato moltissimo e a tutti i genitori, nonni, zii… che hanno partecipato con entusiasmo, vivendo questi viaggi nella fantasia, insieme ai loro bambini.
GRAZIE mi sono divertita molto in vostra compagnia.