Ultima settimana di Una Rocca Animata: il penultimo appuntamento è con La mia vita da zucchina, film francese candidato agli Oscar 2017

 

La mia vita da zucchina è un film complesso, sotto tanti punti di vista.

Primo tra tutti, la tecnica impiegata, lo stop motion: ci sono voluti più di due anni di lavoro per “piegare” (letteralmente) più di 50 pupazzi alla realizzazione delle scene.

Poi, ovviamente, la storia: non troverete magia, canti o animali parlanti in questo film, ma solo il racconto di una pezzettino di vita, quella di Zucchina, che da una situazione disastrata si avvia al lieto fine. Il lungometraggio si basa sul romanzo Autobiografia di una zucchina, di Gilles Paris, e racconta le vicende di Zucchina (che in realtà si chiama Icare, ma ci tiene al soprannome perchè così lo chiamava la sua mamma), un bambino di 9 anni che, dopo la scomparsa della madre, viene mandato a vivere in una casa-famiglia. Qui riesce ad aprirsi e a ritrovare, anche grazie all’amicizia con i compagni, tutti con una storia difficile alle spalle, sicurezza in sè stesso, voglia di vivere, e una serenità che non aveva mai conosciuto, fino alla felice conclusione.

In un’epoca come la nostra, piena di conflitti (ma quale epoca può dirsi completamente pacifica?), è inevitabile che i ragazzi vengano a contatto con le “cose brutte” della vita. Purtroppo, ci sono certi bambini che queste brutture sono costretti a viverle quotidianamente, che avrebbero bisogno soltanto di un piccolo aiuto per sentirsi più sereni, più amati, più apprezzati.

Dare ai ragazzi strumenti per riconoscere il male, non può che far loro del bene: li prepara ad affrontare la vita, a fuggire da situazioni ambigue, a denunciare qualcosa che non appare chiaro. La speranza è anche quella che i ragazzi, posti di fronte a coetanei costretti in condizioni difficili, si interroghino su come poterli aiutare e si rendano conto di quanto invece sia fortunata la loro vita.

Anche perchè, ne La mia vita da Zucchina, tutto questo viene rappresentato in modo semplice, poetico, senza nulla di tragico o inopportuno. La parola viene lasciata ai bambini e anche le storie più difficili, spiegate da loro, risultano quello che in effetti sono: condizioni purtroppo fin troppo comuni, situazioni cui ribellarsi, momenti bui da cui, grazie all’amore e all’amicizia, si può uscire.

Ovviamente il film non è adatto a tutti: si sconsiglia la visione ai piccolissimi. Detto ciò, il rating +13 ci appare eccessivo: non facciamo l’errore di sottovalutare le capacità critiche dei bambini.

Prova ne è anche il fatto che la casa di distribuzione del film per l’Italia, Teodora, abbia organizzato laboratori didattici rivolti alle scuole italiane basati sulla visione del film e sulle riflessioni che poteva far nascere negli alunni.

Certamente, ogni bambino è un universo a sè, e il giudizio finale spetta al genitore: sta a voi decidere se proporre a vostro figlio la visione di questo film.

Noi possiamo soltanto dire che La mia  vita da Zucchina è un prodotto culturale validissimo, portatore di valori quali l’amicizia e il sapersi donare, che alla fine lascia un messaggio di speranza per tutti.

 

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