Il fatto di essere nata a Kobe, in Giappone, e di avervi vissuto nei primissimi anni, ha particolarmente influenzato la scrittrice belga Amélie Nothomb (1967- ).

Dopo aver tanto viaggiato per seguire il padre diplomatico e dopo aver preso una laurea in filologia classica, la scrittrice decise di tornare in Giappone spinta dal fascino dei ricordi che i luoghi dell’infanzia  le avevano lasciato. L’esperienza non fu particolarmente positiva, specialmente quella di ambito lavorativo, e la Nothomb ne ha tracciato il racconto in due suoi romanzi autobiografici, ovvero “Stupore e tremori”(1999) e “Ne’ di Eva ne’ di Adamo” (2007).

“Ne’ di Eva ne’ di Adamo” e’ proprio il titolo che il gruppo di lettura della biblioteca di Monteveglio ha deciso di leggere per l’incontro di gennaio ed e’ un libro che ha suscitato pareri abbastanza discordanti. Senza entrare nel dettaglio delle opinioni personali, vorrei raccontare alcuni aspetti del romanzo che hanno trovato tutti d’accordo.

Amélie, all’età di 20 anni, torna finalmente nella terra che le ha dato i natali e che ha dovuto lasciare da bambina: il Giappone. Frequenta un corso di giapponese per il business ma per migliorare ulteriormente decide di proporsi come insegnante di francese, al fine di uno scambio linguistico. Viene così contattata da un ragazzo coetaneo di Tokyo, Rinri. I due si danno appuntamento in un caffè e la situazione è subito chiara: la conoscenza della lingua francese di Rinri è disastrosa. Inizia così un rapporto insegnante-alunno che si trasforma ben presto in una relazione e che porterà Amélie a rivisitare la sua amata terra, riscoprendo le tradizioni e lo stile di vita giapponesi.

L’autrice usa uno stile semplice e scorrevole, che si dimostra una precisa scelta tecnica volta ad instillare gradualmente nel lettore, quasi in punta di piedi, la curiosità di addentrarsi nelle esistenze dei protagonisti e nei rituali che influenzano ogni aspetto della società giapponese.

La storia si dipana alternando tagli diversi:  il diario di viaggio, l’analisi sociale, la cronaca di un’esperienza sentimentale e amorosa costruiscono uno spaccato di vita reale che la Nothomb ci descrive nelle sue luci e ombre con occhio divertito, partecipe e mai moralista. E’ lo sguardo di una donna divisa tra Occidente e Oriente, molto legata a questo paese e che per questo desidera raccontarlo con estrema obiettività, affinchè sia il lettore stesso a trarne un’impressione. Come se si trovasse davanti a un paesaggio, o a un dipinto .

Se quindi vi incuriosisce scoprire qualcosa sul Giappone e volete farlo leggendo un racconto di fluida e facile lettura, che pero’ non scade nella superficialità, beh..sicuramente questo è il libro che fa al caso vostro!

Buona lettura!