Da qui alla notte più importante del cinema, vi raccontiamo alcuni dei film che abbiamo visto candidati agli Oscar. E vi diciamo quali altri film potrebbero interessarvi da trovare in Mediateca a Bazzano. Quinta puntata con “Io Capitano” di Matteo Garrone.

 

IO CAPITANO

A due anni dalla candidatura di “È stata la mano di Dio” di Sorrentino (e a dieci dalla vittoria de “La grande bellezza”, sempre dello stesso regista), l’Italia torna a portare agli Oscar una propria opera, nella categoria Miglior Film Straniero.

Stiamo parlando di “Io capitano”, di Matteo Garrone, che ha già fatto incetta di premi alla Mostra di Venezia, tra cui il Leone d’Argento al miglior regista e il Premio Mastroianni per il protagonista Seydou Sarr.

Il film si articola come un road movie attraverso l’Africa, dal Senegal, da dove partono i due protagonisti, al Mar Mediterraneo. Seydou e Moussa sono due cugini adolescenti che vanno a scuola e aiutano le proprie famiglie ad andare avanti. Inoltre, i due lavorano di nascosto per poter mettere da parte i soldi per il viaggio: hanno il sogno di lavorare nella musica, vorrebbero lasciare il loro paese e raggiungere l’Europa per avere qualche chance in più. Le loro famiglie, e le persone cui chiedono consiglio, non vedono di buon’occhio questa inclinazione, consapevoli degli enormi pericoli del viaggio e della realtà meno idilliaca della meta.

I due ragazzi però non credono ai consigli, perché sognano il mondo pieno di ricchezza e benessere che vedono attraverso la lente dei social e dei video su Internet. Così scappano di nascosto, andando avanti fino al Mali con documenti falsi e mazzette alla polizia. E qui inizia la parte più pericolosa del viaggio, dalla sofferta traversata del deserto, agli arresti, la schiavitù, fino alla fatidica traversata del Mediterraneo.

Più che un resoconto romanzato di ciò che devono affrontare i migranti per arrivare in Europa, il film assume toni epici ed allegorici senza però crederci fino in fondo: l’aspetto onirico, introdotto in sole due scene, appare sbilanciato e un po’ troppo artigianale e risulta stridente con il resto della narrazione.

Questa concezione favolistica, che dà per scontata l’enorme fortuna e benevolenza umana (pur nell’enorme fatica, sofferenza, impegno e spesa) che segue il protagonista dall’inizio del suo viaggio, rischia di velare la tragica realtà dei milioni di persone che non sono mai arrivati alla meta, arrestati o lasciati nel deserto o periti poche miglia nautiche dal traguardo. Gli orrori del viaggio sono qui edulcorati dalla grande speranza/incoscienza dei due ragazzi e “i cattivi” sembrano quasi “boss” di un videogioco da affrontare per passare al prossimo livello.

Ma è giusto, anzi gradito, raccontare qualche storia a lieto fine, anche per commemorare e ricordare chi al lieto fine non c’è mai arrivato, e da questo punto di vista “Io capitano” fa bene il suo lavoro. La vicenda è ben strutturata, buona anche la fotografia, che mette l’accento sulla bellezza dei paesaggi che si ritrovano loro malgrado scenari della tragedia.

Molto ben scelti gli attori, che riportano l’aura favolistica a una dimensione più terrena e veritiera e fanno ben trasparire le emozioni, i contrasti interiori, la paura ma anche l’umanità di persone che decidono di mettere in gioco ogni cosa nella speranza di un domani migliori per sé stessi e per i loro figli.

Tutto sommato, è un film su cui si fa volentieri il tifo per rappresentare il cinema del nostro paese alla cerimonia degli Oscar.

I film di Matteo Garrone presenti nelle nostre Biblioteche: https://sol.unibo.it/SebinaOpac/query/garrone%20matteo?sysb=VALSAMOGGIA&context=catalogo

 

Rubrica a cura di Katia Nobili