Da qui alla notte più importante del cinema, vi raccontiamo alcuni dei film che abbiamo visto candidati agli Oscar. E vi diciamo quali altri film potrebbero interessarvi da trovare in Mediateca a Bazzano. Terza puntata con “Il ragazzo e l’airone” di Hayao Miyazaki.

 

IL RAGAZZO E L’AIRONE

Circa dieci anni fa usciva nelle sale quello che era stato annunciato come l’“ultimo film di Hayao Miyazaki”, Si alza il vento. Sebbene io lo consideri uno dei suoi lavori migliori, Si alza il vento è una storia verosimile con elementi biografici (di diverse persone, a dire il vero) e la componente magica e fantastica, nucleo della poetica di Miyazaki, è relegata a poche scene oniriche. Risultava difficile credere che il maestro si sarebbe fermato qui.

E, infatti, il primo gennaio di quest’anno, Il ragazzo e l’airone è arrivato sui nostri schermi, accompagnato da tante aspettative e un po’ di tristezza. Sta portando al cinema un’infinità di spettatori, perfino chi di Miya-san non aveva mai visto nulla, e iniziare proprio con questo film non è certo una passeggiata.

Perché questo è davvero il testamento artistico di Miyazaki e niente, niente, della sua narrativa è stato messo da parte, anzi, c’è pure qualcosina di più.

C’è la componente autobiografica, il passato post-bellico, il protagonista ragazzino che ha perso la madre, un padre costruttore di aerei (tema ricorrente poiché, appunto, ripesca dal suo vissuto). C’è l’angoscia della devastazione ma anche la contemplazione delle rovine, e una visione del Giappone dell’epoca che noi occidentali fatichiamo a comprendere.

C’è la sempre presente componente ecologica, seppur meno calcata e sublimata in un generico equilibrio uomo natura da non sbilanciare.

E poi c’è tanto, tanto di fantastico. Anche troppo, forse. Così come la bambina de La città incantata veniva risucchiata in un mondo immaginario e parossistico, qui il protagonista decide volontariamente di addentrarsi in un universo parallelo alla ricerca apparentemente della zia, ma in verità di redenzione.

I rimandi al folklore giapponese sono molteplici, così come ai topoi letterari occidentali (Dante su tutti), ma è fortissima anche la componente filosofica e cosmologica.

In questo marasma di digressioni (alcune fenomenali, come le legioni di parrocchetti totalitaristi), la vicenda si snoda un po’ a fatica, e la conclusione arriva senza che i nostri molteplici interrogativi trovino una risposta. Ma non è scritto da nessuna parte che così debba essere.

Infine, nel film, c’è anche lui, Miya-san, nelle vesti del demiurgo creatore di un mondo fantastico in cerca di un degno erede cui lasciare il suo posto. Ma è un posto le cui responsabilità sono molte, le aspettative troppo alte, e il carico di lavoro infinitamente gravoso. Il creatore, in fondo, comprende che il suo mondo potrebbe morire per permettere a qualcun altro di vivere la sua vita.

E questo è ciò che succederà con il ritiro di Miyazaki: non ci sarà un erede, poiché il suo mondo fantastico era, appunto, solo suo, e a questo ha indubbiamente sacrificato tutta la sua vita. Chiedere a qualcun altro di fare lo stesso per sposare una visione altrui sarebbe scorretto e crudele.

Nessuno sarà più come Miyazaki, ma tanti altri autori sono arrivati e arriveranno, con una propria visione e un proprio stile narrativo, e noi saremo qui pronti a goderceli.

Per esempio, partecipando alle serate di Japanimation, la rassegna d’animazione giapponese per ragazz* e adulti: https://www.frb.valsamoggia.bo.it/biblioteche/news/japanimation-rassegna-di-film-danimazione-giapponese-per-ragazz-e-adulti/

I film di Miyazaki presenti nelle nostre Biblioteche: https://sol.unibo.it/SebinaOpac/query/miyazaki%20hayao?sysb=VALSAMOGGIA&context=catalogo

 

Rubrica a cura di Katia Nobili