Da qui alla notte più importante del cinema, vi raccontiamo alcuni dei film che abbiamo visto candidati agli Oscar. E vi diciamo quali altri film potrebbero interessarvi da trovare in Mediateca a Bazzano. Quarta puntata con “Past Lives” di Celine Song.

 

PAST LIVES

Il primo giorno di quest’anno sono andata al cinema a vedere “Il ragazzo e l’airone” (ma questa è un’altra storia che potete leggere qui). Durante le pubblicità che precedono la proiezione, è passato il trailer di un film di cui non avevo ancora sentito parlare e che mi ha molto incuriosito, “Past lives”.

Nelle sei settimane successive mi sono imbattuta diverse volte (sempre al cinema, su Internet, nelle nomination agli Oscar…) in questo titolo, e ne ero sempre più attratta, da brava filorientale. Allo stesso tempo, non volevo spoilerarmi troppo la storia, per non arrivare in sala con aspettative sbagliate.

A prima vista sembrava un film coreano-americano, garbato, dalla bella fotografia, ed era venduto come un film romantico, tanto da pianificarne l’uscita per San Valentino.

Temevo seriamente si trattasse di una storia d’”amore ritrovato”, che sconvolge l’esistenza, ti fa ritrovare il “vero te stesso” e ti spinge a mollare tutto e trasferirti a vendere piadine a Dubai (non che ci sia nulla di male). Ma pellicole di questo tipo – al di là della valenza artistica del film, che dipende da fattori diversi – sono molto pericolose: illudono lo spettatore con un amore, appunto, romantico, ma non fanno vedere cosa succede dopo la fine della narrazione. Con il solo romanticismo non si costruisce molto.

Fortunatamente, Past Lives non racconta questo. È invece la storia di due, anzi tre, persone dotate di buon senso e sensibilità, che si trovano a vivere una situazione dolorosa, scomoda, destabilizzante, ma allo stesso tempo molto ordinaria e ricorrente nella vita di molti. E si comportano in modo esemplare, umano e comprensibile.

Nora e Hae Sung si conoscono da anni, hanno fatto le scuole insieme in Corea e avevano una cotta reciproca a 12 anni, età in cui Nora si è trasferita con la famiglia in Canada. Dodici anni dopo, i due riallacciano i rapporti attraverso i social, ma hanno piani per il futuro che impediscono loro di vedersi e quindi, dopo un po’, si perdono di nuovo di vista.

Passano altri 12 anni, e Hae Sung decide di farsi un viaggetto a New York, per andare a trovare la sua vecchia amica che, nel frattempo, ha intrapreso una seria relazione ed è sposata da anni con Arthur.

In un paio di giorni Nora e Hae Sung, con Arthur in sottofondo, svolgono i fili del loro passato, del loro presente, di quello che è stato e di quello che avrebbe potuto essere, in un girotondo di sentimenti contrastanti ma sempre con sincerità e lucidità.

Qualcuno potrà forse accusare i personaggi di essere freddi e poco coinvolti, ma non è così: sono anzi così coinvolti gli uni dagli altri, così empatici, da riuscire a considerare, oltre alle proprie egoistiche emozioni, anche lo stato d’animo di coloro che amano, o per cui provano affetto, e tentare di evitare di illuderli o ferirli. E per questo, ti ritrovi a voler tanto tanto bene a questi tre.

Un film consigliatissimo, che non ha bisogno di trovare un cattivo o una situazione di pericolo per attrarre lo spettatore: anzi, la storia colpisce proprio perché così condivisibile e famigliare. E, infine, ci spinge a riflettere sulle sfumature dei sentimenti che ci legano alle persone, che non sono soltanto amore, affetto o amicizia: ci sono diverse stratificazioni ed intensità, così come sono diversi gli strati di in-yeon, cioè il fattore della filosofia orientale che regola i rapporti umani, quello che poi, noi occidentali, traduciamo erroneamente come “destino”.

 

La regista, Celine Song, è alla sua prima esperienza, quindi non posso consigliarvi nulla di suo presente nelle nostre biblioteche. Ma presso la Mediateca di Bazzano potrete trovare molti film di registi coreani, come “Parasite”, “Old Boy”, “Pietà” (di genere abbastanza diverso da questo, devo dire), e una vasta gamma di film “romantici”, ma non troppo.

 

Rubrica a cura di Katia Nobili