Dopo la biografia partigiana “Qualcosa di Meglio” a lui dedicata, Otello Palmieri è uno dei protagonisti del nuovo volume edito da Feltrinelli

 

Settantacinque anni fa, nelle prime ore della mattina del 21 aprile, le truppe alleate e i gruppi combattenti entrano in una Bologna già abbandonata da 24 ore dalle truppe tedesche e dai fascisti. Bologna era libera e da li a poco, tutta l’italia avrebbe festeggiato la fine della guerra e l’uscita dal regime fascista.

Da qui parte il racconto di Otello raccontato da Alfredo Mignini e da Enrico Pontieri in “Qualcosa di meglio. Biografia Partigiana di Otello Palmieri” uscito per le Edizioni Pendragon un anno fa frutto di una lunga intervista raccolta dai due autori. Un’iniziativa editoriale frutto dell’impegno del Comune di Vasamoggia , della Fondazione Rocca dei Bentivoglio dell’Anpi – Sezione Giacomo Bompani di Crespellano, di C.OL.Ca.S (Comitato Olivetano Carnevale della Saracca), famiglia Valerio e Francesco Lambertini e di Beghelli Spa. Ma è un progetto che nasce non solo dall’impegno di enti, associazioni e imprese ma anche dall’impegno di singoli cittadini: Mario Cerè, Fabrizio Bassetto, Federica Trenti, Roberto Corradini, Giordano Giorgi, Valerio Lambertini, Gian Pietro Beghelli, Pietro Ospitali, Magda Biagini ed Elio Rigillo. Un vero comitato promotore che ha laborato per far emergere la storia di Otello, antifascista, di Battagliero, partigiano, ma anche di Enrico Grassi, esule.

 

 

 

 

Otello Palmieri è nato a Grizzana ma cresciuto ad Oliveto, nel podere del Casetto, vicino al cimiterio dove il padre Francesco coltivava la terra.
A 17 anni «mette il suo in campo per tutti» ed entra a far parte delle brigate partigiane nel battaglione “Gastone Sozzi” della 63° Brigata Bolero Garibaldi con il nome di Battagliero. Decide di unirsi alla resistenza forse dopo un rastrellamento, dove molti dei partigiani della zona furono catturati o uccisi, e dopo essere stato incarcerato alle Caserme rosse di Bologna dal 20/9 al 12/10/44.

C’era bisogno di un nome di battaglia, ogni partigiano ne aveva uno. I compagni scelsero per Otello il nome di Battagliero. Non perché fosse particolarmente bellicoso e feroce, come si potrebbe pensare, ma perché amava ballare. E il valzer emiliano per eccellenza, a partire dalla composizione nel 1933 per mano di Tienno Pattacini, era proprio il “Battagliero”. (Qualcosa di meglio)

Dopo la fine della guerra Otello diventa parte di quei partigiani che vengono processati, alla fine degli anni quaranta, nell’ambito di un generale “processo alla Resistenza”, per fatti compiuti durante la resistenza e dopo la liberazione.

Nel 1949 Otello Palmieri viene così accusato pretestuosamente di essere autore di una presunta resa dei conti contro l’oste di Oliveto, vicino al regime fascista, nel dicembre 1945.Da qui la fuga clandestina, aiutato dal Partito Comunista in Cecoslovacchia. Inizia qui la storia di Enrico Grassi, il nuovo nome che i documenti falsi consegnano ad Otello, che diventa uno degli Uomini ex narrati da Giuseppe Fiori, «dimenticati anche un po’ dal partito e da tutti, disillusi e sconfitti dalla storia anzitempo, gente per cui il muro di Berlino è caduto due o tre volte. Forse cinquanta, mezzo secolo di 1989».
Passerà quattro anni in Cecoslovacchia, prima della chiusura del processo a suo carico che lo scagiona per assenza di prove. Otello può tornare in italia, riabbracciare e sposare fidanzata, ma rimarrà poco tempo a casa. La sua ricerca di “qualcosa di meglio” lo porta in Svizzera a cercare una realizzazione persona e professionale che lo porta però ad allontanarsi della politica.
Dopo la pensione Otello e Giovanna sono tornati a Valsamoggia, a Crespellano. La sua biografia partigiana nasce proprio nelle lunghe chiacchierate con Mignini e Pontieri nella sua casa di via Gramsci.

 

Otello Palmieri e Gad Lerner durante l’intervista

 

La sua storia straordinaria è contenuta anche nel nuovo volume “Noi Partigiani” a cura di Laura Gnocchi e Gad Lerner, edito da Feltrinelli e uscito io 15 aprile, che raccoglie una selezione trascritta delle video-interviste agli ultimi partigiani viventi che andranno a comporre l’Archivio multimediale promosso dall’ANPI col contributo dello SPI-CGI. Alcune di queste interviste saranno raccontate in una trasmissione tv trasmessa a partire dal 27 aprile su Rai 3.