Nadia Antonello e Paolo Ghezzi hanno studiato all’Accademia di Belle Arti di Bologna e nel 2009 hanno fondato il duo Antonello Ghezzi. La loro ricerca si focalizza sulla magia e la leggerezza. I loro progetti, esibiti in tante istituzioni italiane e internazionali, tentano di rendere tangibili le favole. Una porta che si apre solo se sorridi, bolle di sapone che abbattono i muri, una macchina per esprimere desideri con le stelle cadenti, piccole sculture tra amanti, cieli stellati del futuro.

E proprio la loro macchina che esprime i desideri è protagonista alla Rocca dei Bentivoglio dal 28 gennaio fino al 26 febbraio. “Shooting Stars” è una installazione sonora all’interno della Sala Ginevra, in cui il pubblico potrà mettersi in ascolto dei suoni del cosmo in live streaming ed esprimere i propri desideri. In questa occasione “Shooting Stars” si apre ulteriormente all’interazione con il pubblico attraverso una speciale wishing box che permetterà, a chiunque lo vorrà, di condividere i propri pensieri scrivendo e consegnando i propri desideri appena espressi.

L’installazione è il primo evento del più ampio progetto del duo “I am with you, I have always been with you, don’t be afraid”, vincitore del Piano per l’Arte Contemporanea 2021 promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea. Il progetto è curato e seguito dalla Fondazione Rocca dei Bentivoglio e Adiacenze. Abbiamo raggiunto Nadia e Paolo per farci raccontare il progetto e il loro rapporto con le stelle.

 

Chi è Antonello Ghezzi?

Antonello Ghezzi è un duo artistico formato da Nadia Antonello e Paolo Ghezzi, sono i nostri due cognomi.

 

Come descrivereste il vostro lavoro artistico in tre parole?

Leggerezza, immaginazione e relazione.

 

Perché siete appassionati di stelle?

Il cielo stellato è un tema universale, che parla di tutti. Ci piace considerare l’umanità come  un’unica entità e ci sembra importante acquisire un punto di vista che ci permetta di guardarci da lontano. 

La Via Lattea, ovvero la nostra galassia, rappresenta un modo per parlare di politica e delle divisioni che viviamo usando un mezzo poetico. Qui intendiamo non tanto il cielo per come lo guardiamo da qui, ma come il cielo guarda noi.

 

Da dove nasce l’opera “I am with you, I have always been with you, don’t be afraid”?

L’opera nasce come intenzione di voler ricordare che non ci sono confini o barriere, che siamo tutti sotto lo stesso cielo, che quello che succede dall’altra parte del mondo succede anche a noi.

Questa bandiera è una foto che ritrae la Via Lattea, la galassia di cui facciamo parte, quindi un’immagine che ci contiene tutti. È una sorta di anti-bandiera, una bandiera che annulla tutte le altre bandiere. O meglio, è la bandiera che chiunque nel mondo, allargando i confini, può sentire come propria.

 

Perché questo titolo?

Il titolo è una dedica alla città di Beirut: quando stavamo lavorando al progetto era appena accaduta l’esplosione dell’agosto 2020. Abbiamo pensato ad una possibile dedica che le stelle avrebbero potuto rivolgerci in quel tragico momento, ma anche nei momenti più sereni: “Non abbiate paura, siamo con voi e sempre lo saremo”.

La bandiera quindi viene issata sulla Terra come se fosse messa dalla Galassia stessa, un monito per ricordarci dove siamo, il nostro essere infinitamente piccoli nell’Universo, per aiutarci a cambiare paradigma e parametri, per annullare se non altro tutte le guerre e le divisioni che ci infliggiamo da soli. È come se il cielo parlasse e ci dicesse “Io sono sempre qui, per cui se sei perso tu guardi le stelle e ritrovi la strada”.