
L’arte e la gioia – Colori e forme in gioco | Intervista a Barbara Vagnozzi
Dall’8 marzo al 13 aprile 2025 arriva alla Rocca dei Bentivoglio “L’arte e la gioia – Colori e forme in gioco”, una mostra dedicata alle illustrazioni di Barbara Vagnozzi.
Una mostra personale con i lavori degli ultimi anni dell’illustratrice ed autrice di libri per bambini. Illustrazioni realizzate con diverse tecniche pittoriche: matite, tempere, colori acrilici, monotipo, olio, pastelli, spesso in tecnica mista, sia tradizionale che digitale.
Abbiamo incontrato Vagnozzi per chiederle come si è avvicinata al mondo dell’illustrazione, da dove nasce la sua passione per il disegno e come è evoluta la sua professione in trentacinque anni di carriera.
Scopri la mostra
Com’è nato il tuo rapporto con l’illustrazione e il disegno?
Ero una bambina che disegnava sui muri di casa e che di notte accendeva la luce per poter disegnare. Il disegno per me è sempre stato qualcosa di incontenibile, spontaneo e inevitabile. Venivo spesso lasciata sola con un giradischi e le famose Fiabe Sonore, che avevano meravigliose storie e illustrazioni. Di sicuro questi libri hanno contribuito a costruire il mio immaginario fantastico.
Il percorso di studi non è stato invece dei più lineari. Ho frequentato il liceo artistico, ma non mi è stato possibile frequentare una scuola di illustrazione come avrei tanto desiderato: ce n’erano una a Milano e una ad Urbino. Mi iscrissi alla facoltà di Storia Moderna di Genova, seguito da una specializzazione in Archeologia Medievale. Pensavo che il mio desiderio di percorrere una carriera come illustratrice fosse definitivamente svanito, ma per fortuna non è stato così.
Quindi per te il rapporto con il disegno è sempre stato collegato alla realtà circostante?
Di recente sono stata a Palermo e sono entrata in una splendida chiesa. Gli interni erano ricoperti totalmente di intarsi in pietra nera, bianca e gialla. Disegni di ogni genere si diffondevano ovunque: animali, piante, persone. Ho visto due bambine sedute che guardavano in alto e tutto intorno a loro. Io ero come una di quelle bambine: ho avuto la grande fortuna di crescere in mezzo alla bellezza e ringrazio chi mi ha dato gli occhi per vederla.
Sono cresciuta a Genova. E’ semplice fortuna nascere in mezzo a cose belle, ti riempi gli occhi e l’anima. Se sei curioso e ricettivo tutto ti si incolla addosso e continuerai per sempre a cercare.
Mio padre mi portava con sé a vedere mostre e musei, senza nessuna idea specifica di formazione o di didattica. Questa abitudine faceva semplicemente parte della sua vita. Anche la mia famiglia è sempre stata legata al mondo artistico: mio nonno è stato uno dei primi pubblicitari del nord Italia e tutti i miei zii sono e sono stati artisti o fini artigiani.
Quando hai ricominciato ad avvicinarti al disegno?
Grazie alla facoltà di Storia arrivai ad alcuni scavi archeologici in Veneto. E il mio ruolo durante gli scavi era disegnare i reperti per le pubblicazioni. Anche dentro alla facoltà, chi aveva bisogno di immagini per le proprie pubblicazioni in un modo o nell’altro arrivava da me, avevo trovato una via laterale per continuare a disegnare.
Quindi non ti sei da sempre occupata di illustrazione per bambini?
Assolutamente no. Ho sempre avuto chiaro nella mia mente quale fosse il mio obiettivo, ossia fare del disegno il mio lavoro, ma il percorso è stato tortuoso. Dopo l’esperienza sugli scavi archeologici, passai ad un’agenzia pubblicitaria come copywriter, e un giorno mi proposi per illustrare una campagna per cui faticavano a trovare l’illustratore adatto. Non ho più smesso!
Ho disegnato arredi per le navi da crociera, pannelli e arredi per stanze dei bambini, murales, packaging, loghi e copertine per libri, brochures e tanto altro. Quando disegni metti sulla carta quello che sei. Avere fatto molte esperienze diverse mi rende duttile, flessibile e adattabile anche a mondi diversi. C’è sempre stata da parte mia una forte componente di curiosità e di felicità nell’imparare e nel mettermi alla prova.
Quando è arrivato il passaggio all’editoria?
Tra i clienti dell’agenzia c’era un editore, Cideb, che produce ancora oggi libri scolastici, dizionari e libri per bambini. Per i miei colleghi non era abbastanza ‘pubblicitario’ come tipo di lavoro, e io mi proposi. Progettare copertine, libri e cataloghi mi interessava moltissimo, sono sempre stata una forte lettrice e i l’editoria era tra i miei sogni nel cassetto. Ero forse la persona giusta al momento giusto, in poco tempo mi offrirono di illustrare un libro di Inglese per la scuola elementare, il mio primo passo tra le pagine di un libro!
E così hai raggiunto anche Bologna negli anni ‘90, giusto?
Mi sono trasferita a Bologna nel 1993, e la Fiera del Libro diventa sulla porta di casa! I contatti in Editoria si moltiplicano e in quello stesso periodo, il mio primo agente inglese a cui sono ancora molto grata, mi lanciò come con una fionda nel mondo dei Picture Books Inglesi e Americani. Era un passo davvero importante rispetto al mondo editoriale italiano, a cui rimanevo comunque affettivamente molto legata.
Dopo trentacinque anni di carriera quali cambiamenti hai visto nel mondo dell’illustrazione?
Io mi affacciai al mondo editoriale italiano quando era ancora molto chiuso e molto concentrato sui nonni che compravano i libri ai bambini più che sul bambino. Le scelte grafiche e stilistiche non erano tra le più innovative, diciamo.
Ho notato un forte cambiamento quando si è cominciato a tradurre in Italia libri per bambini francesi. In Francia hanno una lunga tradizione nel fumetto e nei libri per bambini. Il fatto che arrivassero questi libri dall’estero ha cambiato molto la visione anche degli editori italiani, dei librai e anche delle persone che acquistano i libri.
Quando ho deciso di tornare in Italia dopo aver fatto esperienza in Inghilterra e Stati Uniti, ho trovato un ambiente molto diverso da quello che avevo lasciato. Più aperto e pronto a sperimentazioni. C’è stata un’evoluzione in positivo.
Quali difficoltà vedi oggi nel mondo dell’illustrazione?
Fare l’illustratore è diventato un desiderio molto diffuso e in molti vorrebbero essere pubblicati. Sono aumentate le scuole di illustrazione, alcune magnifiche, altre meno, con il risultato che il mercato è diventato piuttosto saturo. Chi ha bisogno di illustrazioni sa che può averle ad un costo molto più basso rispetto ad alcuni anni fa. Oggi mi sembra diventato più difficile fare della professione dell’illustrazione un lavoro a tempo pieno. Ma spero di sbagliarmi.
Passiamo ad un aspetto più creativo: chi sono i tuoi punti di riferimento e come nascono le tue illustrazioni?
Ho avuto molti punti di riferimento, te ne dico uno per farti un esempio. Durante liceo ero totalmente innamorata di Egon Schiele, anche se è molto distante dal mio stile, le sue forme e i suoi colori sono sicuramente stati di grande ispirazione. Come lui tanti altri.
Ho avuto la fortuna di viaggiare e ogni mostra, ogni museo, ogni nuovo scenario mi hanno dato la possibilità di evolvere nel mio gusto e nel mio stile. Musica e Teatro sono stati altrettanto importanti nel costruire un background artistico a cui attingere. Mi sento come una calamita, voglio attirare su di me tutto ciò che di bello incontro nella vita e farne bagaglio. Anche nei giorni a Palermo, di cui ti parlavo prima, camminando per strada vedevo le maioliche di un cortile che entreranno sicuramente in un prossimo disegno, come i colori degli intarsi nella chiesa.
Fai delle foto per ricordarti meglio questi dettagli?
Dipende, credo ci siano diversi livelli di assimilazione. Alcune cose le trattengo proprio sotto pelle, altre volte faccio delle foto anche se non rispecchiano mai quello che vorrei completamente. Le impressioni rimangono molto più forti. Spesso se ho una storia da illustrare, se ho dei paesaggi da riprodurre, allora mi capita di tornare alle mie foto: di persone, di ambienti, di paesaggi.
Intervista a cura di Luca Vanelli
INFO e APPUNTAMENTI
Inaugurazione mostra – sabato 8 marzo 2025, ore 17.00 > Accesso libero
La mostra è visitabile dall’8 marzo al 13 aprile 2025 nei giorni di apertura del Museo Civico Arsenio Crespellani
> Dal martedì al venerdì, dalle 15.00 alle 19.00
> Sabato, domenica e festivi: fino alla fine di marzo dalle 10 alle 18, nelle giornate di aprile dalle 10 alle 19
Costo biglietti
€ 4,00 intero / € 3,00 ridotto: over 65
€ 2,00: per gruppi sopra le 15 persone e per possessori di YoungERcard
€ 1,00: per possessori di Card Cultura
gratuito: minori di 14 anni, persone con disabilità
(comprensivi del noleggio audioguida e dell’accesso alla Rocca dei Bentivoglio)
La mostra è a cura della Fondazione Rocca dei Bentivoglio. In collaborazione con il Comune di Valsamoggia.
Evento in occasione di BOOM! Crescere nei libri