Quando tutto il mondo si capovolge guardarlo da dietro può essere un nuovo punto di partenza. È quello che ha fatto Diletta Cuniberti: da quando ha capito che il dietro la collegava a ciò che non riusciva a vedere, non ha più smesso. Il mondo a forma di sedere e tutto il resto intorno.

“Un piede a terra il resto in volo” è la nuova mostra dedicata alle sue illustrazioni, ospitata nella Sala Ginevra della Rocca dei Bentivoglio. Sono protagoniste due serie: “A posteriori” e “Tarocchi a posteriori”. Figure umane dai corpi improbabili, ritratte a posteriori. Un catalogo dei sentimenti, delle fatiche e dei successi più o meno autobiografici, visti da dietro.

In occasione di Art City White Night, sabato 14 Maggio dalle 18 alle 23, ci sarà un’apertura straordinaria della mostra con aperitivo a cura di enoteca La Zaira e lettura speciale dei tarocchi.

 

Quando hai capito che le tue figure sarebbero state tutte di spalle cosa ti passava per la mente?

“È stato guidato tutto dal susseguirsi di molti eventi diversi: venticinque anni fa, il primo Natale senza mio padre, non so bene per quale motivo ho comperato del DAS e ho cominciato a fare dei sederi. Li inviai a tutti i miei zii maschi per natale, come augurio. Mi è venuto però tutto molto spontaneo, non so esattamente perché lo feci. Li ho anche sempre disegnati, per quanto mi sia difficile: per i quarant’anni di un amico ho fatto 40 sederi diversi, ad esempio”.

Mi incuriosisce questo tuo approccio faticoso al disegno. Ti costa molta fatica?

Io sono negata a disegnare: non sono una di quelle persone che dicono disegno una cosa e mi viene subito. Io amo disegnare, ma ci sono arrivata con la forza, non mi viene affatto naturale. Non potrei mai disegnare davanti a qualcuno: anche solo le figure protagoniste della mostra, che possono sembrare semplici per molti, a me costano una fatica micidiale”.

E quindi i posteriori sono tornati sempre, in un modo o nell’altro..

“Dalla mia prima serie “A posteriori” capii che da dietro si può rappresentare e disegnare qualsiasi cosa. Per me è diventato una sorta di esercizio: ho continuato con i sentimenti, i tarocchi, l’oroscopo, i talismani. Mi sono resa conto che se tu una cosa la rappresenti a posteriori è comunque possibile capire qualcosa, anche senza vedere in faccia qualcuno o senza osservarne i gesti precisi. È un po’ un modo di scherzare, ma in realtà anche per esprimere ciò che non riesco ad esprimere in altro modo”

Un artista che ti ha ispirato?

“Sono stata molto colpita dai lavori di Spencer Tunick, un fotografo incredibile che fa installazioni umane, con persone nude e moltitudini di uomini e figure. Sono rimasta colpita particolarmente da una sua foto dove erano presenti tutte persone rivolte di schiena e nude, sopra a delle scale”.

Come sono nati i Tarocchi? Come suggerisci di usare il tuo mazzo di tarocchi a posteriori?

“I “Tarocchi a posteriori” sono nati dall’influenza di mia zia che ha sempre letto i tarocchi.  È stato mio padre a regalarle uno di quei mazzi dell’Espresso, nemmeno troppo di valore, ma si trova bene con quelli. Mi ha stimolata ad avvicinarmi e mi ha fatto leggere libri, perché non sapevo e non so quasi nulla. Ho iniziato dalla Papessa, poi li ho lasciati in disparte per due anni. In pieno lockdown ci ho riprovato: nel giro di due settimane avevo fatto tutti gli altri 21 arcani mancanti. Un  po’ leggevo il significato, un po’ guardavo le immagini classiche: tutto si è mescolato in me ed è venuta fuori quasi una presa in giro. Ma il mio intento era soprattutto regalarglieli, come vedi mi piace molto fare regali!”

 

(Intervista a cura di Luca Vanelli)