
Pensieri di natura visibile | Intervista a Roberto Ceré
Vagare attraverso la natura di Valsamoggia. Fermarsi a immortalare l’ombra di un albero. Un’ombra indecifrabile, sulla soglia tra pittura e fotografia. I soggetti si uniscono e i loro contorni si sfumano: tutto si confonde in una sorta di mistero.
Dall’1 febbraio al 2 marzo 2025 arriva alla Rocca dei Bentivoglio la mostra fotografica di Roberto Ceré “Pensieri di natura visibile”: venti immagini che riproducono l’andamento delle stagioni.
Fotografie che, senza essere affatto descrittive e didascaliche, si trasformano in rappresentazioni astratte e sfumano verso l’impressione di pittura, quasi a confondere e a disorientare, per cercare una nuova strada, una nuova descrizione, una nuova vita.
Abbiamo incontrato il fotografo per capire come si è avvicinato alla fotografia, come ha indagato la natura circostante e qual è il ruolo di Mille Colline per il racconto culturale in Valsamoggia.
Scopri la mostra
Quando e come nasce il tuo rapporto con la fotografia?
Il mio rapporto con la fotografia nasce dai primi anni ’70 del secolo scorso, quando mio padre mi prestava la sua Ferrania Lince per fotografare le gite in campagna. Alle superiori, con un certo malcontento famigliare, avevo iniziato a sviluppare i rullini in bianco e nero in casa, occupando il bagno con il classico allestimento da camera oscura
Il passo importante è stato negli anni ’80 quando, con i primi stipendi, potei acquistare la mia prima reflex (Olympus) che poi vendetti per acquistare il corredo Contax di cui Foto Pelloni era concessionario.
Erano gli anni in cui imparavi a fotografare attraverso le dispense acquistate in edicola che poi formavano le enciclopedie della fotografia, da cui si poteva acquisire la tecnica e conoscere gli autori. Erano i giorni in cui si acquistavano i libri dedicati ai grandi fotografi e ci si aggiornava attraverso le riviste mensili in edicola: così ci si formava se non avevi la possibilità di lavorare presso un fotografo. Poi, dopo una sosta durata circa cinque anni, mi sono avvicinato alla fotografia digitale con cui continuo a fotografare tutt’oggi.
Nella mostra vediamo fotografie che si trasformano in rappresentazioni astratte e sfumano verso l’impressione di pittura. Raccogliere questo tipo di materiale è stato chiaro e intenzionale fin da subito o rivedendo le tue foto hai notato questo filo conduttore?
Dai tempi dell’Olympus ho incluso la foto di paesaggio all’interno del mio “repertorio” e questa esperienza mi ha portato anche a pubblicare calendari, cartoline e immagini legate alla presenza della natura.
Questi anni di paesaggio, però, mi hanno portato ad una certa insoddisfazione, tanto da selezionare spesso foto che mi parevano già eseguite, già viste, noiose. In quel periodo decisi, non analiticamente, di dedicarmi alla conoscenza di artisti che non praticassero la fotografia come passione e questo fu determinante.
Diventai ancor più selettivo e le foto che facevo mi sembravano ancor più dejà vu… Decisi di lasciare il paesaggio per dedicarmi quindi al ritratto, alla documentazione e infine alla street (capitolo spinoso visto leggi sciocche che dominano la nostra espressività).
In questo periodo di “sosta paesaggistica” qualcosa è successo, tanto da convincermi ad uscire per fotografare il paesaggio invernale, stagione in cui non mi è mai piaciuto fotografare. Da quella scelta uscirono foto di matrice “modificata”. Il risultato di queste uscite fotografiche era di stampo e inquadrature molto diverse dalle precedenti ed iniziai a confrontarmi con alcune persone che mi spronarono a proseguire.
Erano foto che condensavano la visione fotografica dopo confronti con artisti vari, specialmente dopo aver lavorato con Bruno Pinto. Mi interessava cogliere i colori e i disegni che la natura metteva a disposizione senza più curarmi di una riconoscibilità toponomastica del luogo. È nato così il progetto di “Valsamoggia come tavolozza” e i relativi 4 libri che ne descrivono le stagioni.
In quanti anni hai raccolto questo materiale fotografico e in quali momenti della giornata preferisci scattare?
Le fotografie raccolte in questa mostra le ho eseguite in un solo anno e tutte quante sono state eseguite, rigorosamente, all’interno del territorio di Valsamoggia, era uno dei miei obiettivi da rispettare. Il momento della giornata è prevalentemente al mattino ma ci sono scatti che sono stati eseguiti con il sole quasi tramontato.
Da dieci anni su MilleColline racconti il mondo artistico valsamoggino e dei suoi dintorni. Da dove nasce questo intento?
La rivista WEB è nata da un’esigenza informativa e dalla comprensione che il territorio vada valorizzato evidenziando “colline”, che hanno l’ardire di emergere difendendo le proprie passioni creative in un terreno prettamente pianeggiante.
Durante il periodo in cui decisi di non dedicarmi alla sola conoscenza di esecutori fotografici mi interessai a contattare artisti di ogni tipo e scoprii una serie di realtà molto interessanti, ma quasi del tutto sconosciute anche a chi abitava nel nostro territorio.
L’interesse dedicato ai nostri artisti locali era sporadico e incompleto: in genere li si conosceva attraverso un trafiletto dedicato loro da qualche quotidiano nella cronaca locale. Trafiletto che spesso vedevo incorniciato e ingiallito alla parete di casa come testimonianza, come una sorta di archivio storico minimale. Nessuno conosceva la loro voce, il loro operare, il loro pensiero.
Testimonianza ed archivio storico sono diventate quindi due caratteristiche che mi convinsero ad avviare l’avventura di MilleColline. Raccontare le arti e gli artisti locali fornendo anche un archivio, sempre fruibile, per consultazione o testimonianza.
Una cosa importante che aggiunsi come “format” è la convinzione che la voce dell’artista che parla di sé e del suo lavoro sia più potente, come presenza, di una voce fuori campo che con il suo “spiegone” si sforza di raccontare l’artista per quello che ne è venuto a sapere.
Già dal primo giorno la rivista è completamente gratuita, aperta a tutti e la si può leggere senza incappare in assurde interruzioni pubblicitarie. Nasce anche per far conoscere anteprime sui lavori previsti, in modo che sempre meno pubblico possa dire: “Ma dai… è già successo(?), se l’avessi saputo prima sarei arrivato”.
Se volessi attirarmi commenti e opinioni divergenti potrei aggiungere che le Riviste WEB che si dedicano ad una informazione non mainstream, come MilleColline, hanno alcune difficoltà che dipendono spesso dal pubblico. Io come esperienza personale dopo 10 anni di “volontariato artistico” potrei dire che il pubblico legato al WEB si può dividere macroscopicamente in due fasce generazionali: la prima, quella dai 16 ai 50 anni, sa smanettare sul WEB (e a volte si iscrive ai canali e mette pure dei “mi piace”), ma non si interessa affatto alla cultura espressa dall’arte pensando che sia materia solo degli addetti ai lavori. La seconda categoria, quella dai 50 in su, che si ricorda ancora di come si fa ad essere un “pubblico” curioso, non segue i social media a causa delle convinzioni più disparate pensando che seguirli gli rubi l’anima e il tempo (un po’ come i nativi americani di fronte al fotografo) e quindi non sanno nemmeno come tenersi informati sulle attività che dicono di voler seguire, si aspettano ancora di vedere una locandina esposta sulla vetrina del salumiere…
Intervista a cura di Luca Vanelli
INFO e APPUNTAMENTI
Inaugurazione mostra – sabato 1 febbraio 2025, ore 16.30 > Accesso libero
La mostra è visitabile dall’1 febbraio al 2 marzo 2025 nei giorni di apertura del Museo Civico Arsenio Crespellani
> Dal martedì al venerdì, dalle 15.00 alle 19.00
> Sabato e domenica, dalle 10.00 dalle 18.00
GLI APPUNTAMENTI
> sabato 8 febbraio 2025 – Art City White Night: la mostra è visitabile gratuitamente dalle 10 alle 22.30
> domenica 23 febbraio 2025 – ore 16:30 | Ascoltare il silenzio – Roberto Cerè e Bruno Pinto: poetiche a confronto
> sabato 1 marzo 2025 – ore 16:30 | Miriam Bruni nella poetica delle 4 stagioni – finissage con Roberto Cerè e Miriam Bruni
La mostra è a cura della Fondazione Rocca dei Bentivoglio. In collaborazione con il Comune di Valsamoggia.
Evento nell’ambito nell’ambito di ART CITY Bologna 2025 in occasione di ARTEFIERA.