Anche grazie a voi, con 2109 voti, prosegue il percorso del progetto di recupero dell’Oratorio della SS. Trinità di Crespellano, verso il prossimo bando promosso dal Fondo Ambiente Italiano per la 10° edizione de I Luoghi del Cuore

 

 

Si è conclusa, lo scorso 15 dicembre, la 10ª edizione de “I Luoghi del Cuore”, il censimento nazionale dei luoghi da non dimenticare promosso dal FAI Fondo Ambiente Italiano in collaborazione con Intesa Sanpaolo, con la conclusione della votazione dei luoghi più amati.

Dopo la pubblicazione dei risultati, sarà lanciato il consueto bando per la selezione degli interventi: tutti i proprietari (pubblici o non profit) e i portatori di interesse dei luoghi che hanno ottenuto almeno 2.000 voti potranno presentare alla FAI una richiesta di restauro, valorizzazione o istruttoria sulla base di specifici progetti d’azione, per contribuire così a tutelarli, farli conoscere o salvarli da degrado e abbandono.

Ai voti raccolti sul portale de I Luoghi del Cuore FAI, si aggiungeranno i voti cartacei raccolti. Sono 833 quelli raccolti, che andranno ad aggiungersi ai voti on-line, per un totale di 2.932, dopo il controllo e l’ufficializzazione da parte del Fondo Ambiente Italiano.

Il progetto di recupero coinvolgerà l’Università degli Studi di Bologna e sarà coordinato da un comitato di prossima formazione.

 


L’Oratorio della Santissima Trinità, elegante costruzione della prima metà dell’Ottocento, sorge, dimenticato dai più, in bellissima posizione sulle prime propaggini appenniniche di fronte alla chiesa parrocchiale di Santa Maria Nascente in Pragatto (Valsamoggia). Nata dalla volontà di Don Luigi Lenzi (1808-1841), la costruzione rappresenta la risposta del parroco alla necessità di dare adeguata sistemazione alla nuova area cimiteriale parrocchiale, creata per far fronte all’aumento dei decessi causati dalle epidemie di tifo e di colera del 1817. Del progetto viene incaricato il perito Pietro Clò il quale, il 6 marzo 1818, presenta una “stima della spesa occorrente per la nuova costruzione del Cimitero di Pragatto con una Capella unita”. La costruzione del cimitero, in economia, con il riutilizzo della pietre prese dal vecchio, sarebbe venuta a costare 210 scudi e 53 baiocchi mentre per la costruzione della cappella sarebbero occorsi 113 scudi e 91 baiocchi. Pur essendo difficile comparare economie assai lontane tra loro nel tempo possiamo stimare che l’opera sarebbe venuta a costare nel complesso circa 20.00 euro attuali. Il perito fu celere nel portare a termine la sua opera ma non altrettanto lo furono i lavori di costruzione, rallentati nel loro avvio soprattutto dalla diversità di vedute tra il parroco e l’allora Consiglio comunale che riteneva molto più vantaggioso, per l’intera comunità, l’ampliamento della vecchia area. Occorrerà attendere quindi ben 13 anni dalla stima del Clò per vedere iniziati i lavori e altri 8 per vederli conclusi. Finalmente, nel 1839, il Cardinale Carlo Oppizzoni, nella sua visita pastorale, ci farà sapere del completamento dell’opera della quale loda la pregevole fattura. L’oratorio si presentava ad aula unica, preceduto da due ali di portico a colonne doriche; al suo interno un altare ed un confessionale “conforme alle prescrizioni della Suprema Congregazione del Sant’Uffizio”. La Compagnia del Santissimo Sacramento, eretta canonicamente presso la parrocchia nel 1812, ne aveva nel frattempo acquisito la proprietà, impegnandosi alla manutenzione ordinaria e straordinaria, e vi conservava le proprie suppellettili, tra le quali lo stendardo processionale in legno dorato ed una coppia di lampioni in ferro e latta dorati, giunti fino ai nostri giorni. L’oratorio proseguirà nella sua duplice funzione di cappella cimiteriale e di sede della Compagnia del Santissimo Sacramento fino al 1920, quando il cimitero verrà trasferito a valle, nella nuova sede comunale. Poco tempo dopo verrà a cessare anche l’attività della Compagnia e per l’oratorio sarà l’inizio di un lungo cammino di inarrestabile declino. Muri in mattone chiudono gli occhi del porticato e la costruzione viene utilizzata come magazzino e come pagliaio. Un tentativo di risollevarne le sorti porta alla liberazione del portico ed alla messa in sicurezza del tetto pericolante ma poi sopravviene l’oblio e la totale inagibilità.

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