Come tutti sanno, solitamente gli Oscar vengono assegnati di domenica, e questo rappresenta un grosso problema per tutti i cinefili non americani che vorrebbero godersi la cerimonia in diretta, perché ti toccherà fare nottata, e, se ormai hai passato la trentina, le conseguenze della nottata ti segneranno per giorni. Ma, ehi, questo ed altro per il cinema.

Partiamo, ore 23.30, con la diretta RAI commentata da un gruppo di giornalisti/attori/registi, che ammettono di non aver visto molti dei film in gara o, peggio, di averli abbandonati dopo 15 minuti (il che testimonia quanto poco chi lavora nel settore sia consapevole dei cambiamenti artistici degli ultimi anni). Fortunatamente questo siparietto pieno di banalità sarà relegato alle pause pubblicitarie.

Inizia la cerimonia, Jimmy Kimmel è un buon host, non fa troppo il simpatico e risulta divertente e professionale. Il doppiaggio RAI in simultanea fa perdere il significato di molte battute ma mi evita anche di sforzarmi troppo a tarda notte, e ne sono abbastanza lieta.

Si inizia col botto con la premiazione della Miglior Attrice Non Protagonista e io vorrei proprio che fosse l’attrice di The Holdovers – Lezioni di vita, film molto carino di cui ho parlato qui.

E, infatti, vince Da’Vine Joy Randolph – The Holdovers – Lezioni di vita (The Holdovers)

Lei, carinissima, si commuove genuinamente e ringrazia tutti coloro che le hanno agevolato il percorso, dice “Grazie di avermi vista”, che per un’attrice donna, di colore, e con una fisicità non proprio in linea con i canoni accettati dalla società, vuol dire tantissimo.

 

Penso che abbiamo iniziato bene e subito premiano la categoria animazione:

prima il Miglior Cortometraggio d’Animazione ispirato alla musica di John Lennon e Yoko Ono War is over! Inspired by the Music of John & Yoko, regia di Dave Mullins

E a salire sul palco è anche Sean, il figlio di John e Yoko che fa gli auguri alla mamma per i suoi 91 anni (carino!).

Poi il Miglior Film d’Animazione. Per me non c’era dubbio alcuno che dovesse essere Il ragazzo e l’airone, di cui parlo qui. E infatti vince Il ragazzo e l’airone (君たちはどう生きるか), regia di Hayao Miyazaki. L’Oscar però non viene ritirato perché nè Miyazaki né Toshio Suzuki (produttore) hanno pensato valesse la pena di volare fino ad L.A. Molto nipponici.

 

Sono ormai abbastanza euforica e mi lascio andare a sogni di gloria.

La Miglior Sceneggiatura Originale va a Justine Triet e Arthur Harari – Anatomia di una caduta (Anatomie d’une chute)

Loro sono una coppia e raccontano di aver scritto il film durante il lockdown a casa con i figli. Il fatto che il film (veramente ben fatto e consigliatissimo) parli di una coppia in crisi che finisce con un omicidio rende il tutto più piccantino.

La Miglior Sceneggiatura Non Originale va a Cord Jefferson – American Fiction

Io ho trovato il film decisamente divertente e azzeccato, in Italia non è uscito al cinema in Italia ma lo potete trovare sulla piattaforma Amazon Prime. Per ora tutto bene.

Ogni tanto arriva la pubblicità e mi devo sorbire nuovamente il commento italico, devo dire che almeno qualcuno dice cose sensate, o forse inizia a fare effetto il caffè freddo corretto che ho bevuto per restare sveglia.

Si susseguono un po’ di Oscar “tecnici”: Miglior Trucco e Acconciatura, Miglior Scenografia, Migliori Costumi.

Se li aggiudica tutti Povere creature! (Poor Things) di cui ho parlato qui

Personalmente avrei dato le statuette ad altri candidati, ma comprendo la scelta e non mi sento di recriminare.

 

Torniamo a un premio importante, il Miglior Film Internazionale

Non me ne voglia Io capitano di Garrone, di cui ho parlato qui, ma io ho ben chiaro chi dovrebbe vincere, e fortunatamente anche l’Academy, che premia

La zona d’interesse (The Zone of Interest), regia di Jonathan Glazer (Regno Unito)

Film veramente importante, con un modo di narrare diverso da ciò a cui siamo abituati. Ne ho parlato giusto qualche giorno fa. Sono insolitamente felice, qualcosa non quadra…E infatti….

Statuetta al Miglior Attore Non Protagonista. Nel mio intimo tifo per Ryan Gosling nel ruolo di Ken, ma comprendo sarà difficile… Forse possiamo aspettarci un Oscar per il maturo De Niro per il film di Scorsese Killers of the Flower Moon? O per Sterlig K Brown, attore che apprezzo dai tempi di This is us, candidato per American Fiction?

No! vince Robert Downey Jr. – Oppenheimer

Non sono d’accordo, ma me ne farò una ragione…

 

Con un po’ l’amaro in bocca, e un po’ di stanchezza che fa capolino, vado avanti.

L’ Oscar ai Migliori Effetti Speciali va a Takashi Yamazaki, Kiyoko Shibuya, Masaki Takahashi e Tatsuji Nojima – Godzilla: Minus One (ゴジラ-1.0マイナスワン)

Film interamente giapponese, di cui pochissime informazioni ci sono arrivate. Peccato, sembra ben fatto, nel suo genere, e lo vedrò appena possibile.

L’Oscar al Miglior Montaggio va a Jennifer Lame – Oppenheimer

Era prevedibile vincesse questo film , e fa piacere che l’Oscar vada a una donna: in quasi cento anni di Academy, le donne montatrici che se lo sono aggiudicate sono state meno di 15, di cui una, Thelma Schoonmaker, per ben tre volte.

 

Si passa ai documentari, che ammetto devo recuperare.

Il Miglior Documentario risulta prevedibilmente, ma non meno meritatamente, 20 Days in Mariupol, regia di Mstyslav Černov

Invece il Miglior Cortometraggio Documentario è The Last Repair Shop, regia di Kris Bowers e Ben Proudfoot

 

L’Oscar alla Miglior Fotografia va a Hoyte van Hoytema – Oppenheimer. Nulla da eccepire, la fotografia è forse la cosa migliore di questo film.

 

Altra piccola gioia, il Miglior Cortometraggio va a La meravigliosa storia di Henry Sugar (The Wonderful Story of Henry Sugar), regia di Wes Anderson. Primo Oscar per Wes Anderson, per questo corto basato su un racconto del mio caro amico Roald Dahl. Sogno di andare a dormire, ma sono anche infervorata per i premi che rimangono.

La serata si infiamma con l’esibizione di un Ken.. ehm, Ryan Gosling di fuxia vestito che accenna 3 minuti di una canzone stupenda che nel film ne dura almeno 10, I’m Kust Ken, scritta da MarK Ronson, non  esattamente il primo che passa.

 

Molto accuratamente il Miglior Sonoro va a Tarn Willers e Johnnie Burn – La zona d’interesse (The zone of interest)

Non poteva essere diversamente, visto che il film si basa all’80% su questo. Vi ho già consigliato di vederlo?

 

Per la Migliore Colonna Sonora originale potevano essere validi diversi titoli, ma alla fine vince Ludwig Göransson – Oppenheimer

Anche qui, non condivido ma comprendo.

 

Arriva il momento, e finalmente diamo un Oscar a Barbie… per la canzone sbagliata però

Migliore Canzone Originale What Was I Made For? (musiche e testo di Billie Eilish e Finneas O’Connell) – Barbie

Povera Billie Eilish, non ce l’ho con lei, ma la canzone di Ken era decisamente più iconica.

 

Annunciano le nomination per il Miglior Attore Protagonista. Io, con l’espressione di una che vorrebbe tanto l’uovo di Pasqua ma lo sa che siamo a Ferragosto, vedo sfumare la mia speranza dell’Oscar a Paul Giamatti per lo scontato

Cillian Murphy – Oppenheimer

Di nuovo, so che non poteva essere diversamente, e mi è anche piaciuta in fondo l’interpretazione di Murphy. Ma poteva davvero essere l’occasione giusta per Giamatti…

 

Eccoci dunque alla Miglior Regia, anche qui, non è neanche il caso di fingere che non andrà a Christopher Nolan – Oppenheimer

Ritengo che Nolan abbia fatto film migliori, come ad esempio Dunkirk (per la filmografia di Nolan presente nelle biblioteche di Valsamoggia si veda qui)

Temo che si sia trattato di un Oscar alla “è venuto il tuo momento”, tipo quello dato a Di Caprio per The revenant, quando l’avrebbe meritato di più per altri ruoli.

 

Finalmente è il turno della Miglior Attrice Protagonista.

Spero fortissimamente che sia Lily Gladstone, che ha fatto una performance eccezionale nel film di Scorsese. Praticamente ha recitato solo con il rancore che le uscivano da viso, ma senza mai strafare e comunicando una grandissima dignità. Inoltre, in materia d’inclusione, si sarebbe trattato del primo Oscar a una nativa americana.

Non male dare un Oscar pure a Sandra Huller, candidata per Anatomia di una caduta ma presente anche in La zona d’interesse, entrambe interpretazioni cariche di pathos ma non eccessive.

E, invece…

Emma Stone – Povere creature! (Poor Things)

Non credo commenterò…e invece sì. Certo, Emma Stone è stata brava, lo è mediamente sempre, ma c’era qualcuno che, a mio parere, aveva fatto un lavoro migliore.

 

A questo punto vorrei solo andare a letto, mi tiene ferma la speranza di un ribaltamento all’ultimo. Succede spesso che miglior regia e miglior film non combacino, vediamo se La zona d’interesse si porta a casa pure questo? O se andrà a finire a Lanthimos? O se, forse, sarà l’occasione di Barbie?

Lo so che Barbie non è piaciuto a tanti, personalmente io lo ritengo uno dei film migliori degli ultimi dieci anni, poi i gusti sono gusti. Vorrei però capire se chi l’ha disprezzato si sia disposto alla visione con animo sereno e scevro di pregiudizi o se, invece, i preconcetti di cui era carico gli abbiano annebbiato la vista e  la capacità di recepire un messaggio secondo me  molto chiaro ma evidentemente frainteso da molti.

E, niente, Al Pacino arriva e, memore della gaffe del 2017, mostra a tutti la busta mente annuncia il Miglior Film:

Oppenheimer, regia di Christopher Nolan

Sono le 3.35. Spengo la televisione, vado a letto. Non si può avere tutto dalla vita.

 

Rubrica a cura di Katia Nobili